La leggenda delle Fate
All’interno dell’Azienda Agricola Sanseverino di Marcellinara, nascosto tra querce e gelsi, vi è un antico mulino, che sfruttando la forza dell’acqua del Fiume Amato, ha per secoli macinato grano, per produrre farina. Si narra che qui, in questa valle magica, dove il tempo sembra essersi fermato, un povero vecchiarello in sella alla sua asina si recava al mulino dei baroni Sanseverino di Marcellinara per macinare un piccolo sacchetto di grano. Dopo aver terminato s’incamminò per rincasare, ma era molto abbattuto e sconsolato, perché quella poca farina non sarebbe bastata neanche per una infornata di pane, e quello che più lo preoccupava era la reazione della moglie che come al solito gli avrebbe rinfacciato la solita ramanzina: “Sei un marito che nè vali e nè servi, tu non sei buono nè per bollire e nè per accendere il fuoco... (ovvero un buono a nulla) con la farina che hai portato non riuscirò a fare neanche u tarallo come te...”. Mentre rimuginava questo pensiero, stanco, si fermò sotto una quercia, legò la sua asina ad un ramo, e si mise a riposare adagiandosi dietro una siepe al riparo dal vento. Non fece in tempo neanche ad abbassare il cappello sopra gli occhi per appisolarsi, che vide sotto quelle antiche querce tre fanciulle che ballavano. Il vecchio udiva pure una misteriosa e soave musica ma là intorno non c’erano nè strumenti e nè suonatori, solo quelle tre creature che con le loro aggraziate movenze vibrate al vento, riuscivano a produrre i suoni di una intera orchestra. Il vecchio s’era incantato e proprio di cuore e con sincerità rivolgendosi alle tre danzatrici disse loro: ”Oh! Belle fanciulle, il Signore vi deve far accrescere questo bel ballo”. Le ragazze udendolo s’avvicinarono sempre danzando, si fermarono, lo guardarono con benevolenza e in coro risposero: ”...e a voi vi deve far accrescere questo sacco di farina”. Il vecchio non fece in tempo a battere le ciglia degli occhi, che le tre fanciulle non c’erano più, come se il vento l’avesse rapite o fossero loro stesse divenute vento. Arrivato a casa consegnò alla moglie il sacchetto della farina, ella guardò il marito con la solita aria di bonario disprezzo, e senza perdere altro tempo, borbottando si mise a impastare il pane.
Dopo aver finito di sfornare, sul fondo del sacco era rimasta appena un pizzico di farina, giusto per fare due maccheroni per la domenica, così la donna conservò quel prezioso rimasuglio nella credenza. Il vecchio s’era incantato e proprio di cuore e con sincerità rivolgendosi alle tre danzatrici disse loro: ”Oh! Belle fanciulle, il Signore vi deve far accrescere questo bel ballo”. Le ragazze udendolo s’avvicinarono sempre danzando, si fermarono, lo guardarono con benevolenza e in coro risposero: ”...e a voi vi deve far accrescere questo sacco di farina”. Il vecchio non fece in tempo a battere le ciglia degli occhi, che le tre fanciulle non c’erano più, come se il vento l’avesse rapite o fossero loro stesse divenute vento. Arrivato a casa consegnò alla moglie il sacchetto della farina, ella guardò il marito con la solita aria di bonario disprezzo, e senza perdere altro tempo, borbottando si mise a impastare il pane. Dopo aver finito di sfornare, sul fondo del sacco era rimasta appena un pizzico di farina, giusto per fare due maccheroni per la domenica, così la donna conservò quel prezioso rimasuglio nella credenza. Ma quella farina invece di consumarsi, giorno per giorno, cresceva. Proprio come avevano augurato le tre fanciulle del mulino. Infornavano e mangiavano quotidianamente focacce, pane, e maccheroni, e così per i mesi a venire e fino a Pasqua tanto che i due anziani poterono fare persino i dolci pasquali. Col susseguirsi dei giorni era passato il lungo inverno e la terra cominciava a dare i primi frutti della primavera e così grazie a quella farina prodigiosa quella annata non ebbero a patire mai la fame. Voi potete pure non crederci, ma quelle tre fanciulle che danzavano nel vento sotto le “querce del pomo”, erano tre fate e... a voi che non vorrete credere a questa storia vera sappiate che la farina vi perirà. Ma a voi che crederete ogni bene v’accrescerà. Alle “querce del pomo”, così si chiama il sentiero che porta al mulino dei baroni Sanseverino, se vorrete potete recarvi ancora adesso, e quelle querce, quel mulino, sono ancora là. La dove? A Marcellinara. E le fate? Le tre fate sono là anche loro e se vi mostrerete puri di cuore e con animo sincero potrete ancora vederle danzare.
Dopo aver finito di sfornare, sul fondo del sacco era rimasta appena un pizzico di farina, giusto per fare due maccheroni per la domenica, così la donna conservò quel prezioso rimasuglio nella credenza. Il vecchio s’era incantato e proprio di cuore e con sincerità rivolgendosi alle tre danzatrici disse loro: ”Oh! Belle fanciulle, il Signore vi deve far accrescere questo bel ballo”. Le ragazze udendolo s’avvicinarono sempre danzando, si fermarono, lo guardarono con benevolenza e in coro risposero: ”...e a voi vi deve far accrescere questo sacco di farina”. Il vecchio non fece in tempo a battere le ciglia degli occhi, che le tre fanciulle non c’erano più, come se il vento l’avesse rapite o fossero loro stesse divenute vento. Arrivato a casa consegnò alla moglie il sacchetto della farina, ella guardò il marito con la solita aria di bonario disprezzo, e senza perdere altro tempo, borbottando si mise a impastare il pane. Dopo aver finito di sfornare, sul fondo del sacco era rimasta appena un pizzico di farina, giusto per fare due maccheroni per la domenica, così la donna conservò quel prezioso rimasuglio nella credenza. Ma quella farina invece di consumarsi, giorno per giorno, cresceva. Proprio come avevano augurato le tre fanciulle del mulino. Infornavano e mangiavano quotidianamente focacce, pane, e maccheroni, e così per i mesi a venire e fino a Pasqua tanto che i due anziani poterono fare persino i dolci pasquali. Col susseguirsi dei giorni era passato il lungo inverno e la terra cominciava a dare i primi frutti della primavera e così grazie a quella farina prodigiosa quella annata non ebbero a patire mai la fame. Voi potete pure non crederci, ma quelle tre fanciulle che danzavano nel vento sotto le “querce del pomo”, erano tre fate e... a voi che non vorrete credere a questa storia vera sappiate che la farina vi perirà. Ma a voi che crederete ogni bene v’accrescerà. Alle “querce del pomo”, così si chiama il sentiero che porta al mulino dei baroni Sanseverino, se vorrete potete recarvi ancora adesso, e quelle querce, quel mulino, sono ancora là. La dove? A Marcellinara. E le fate? Le tre fate sono là anche loro e se vi mostrerete puri di cuore e con animo sincero potrete ancora vederle danzare.